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recensisco quello che mi va,
quando mi va, se mi va
E giorno si ostina
di Elio Grasso
puntoacapo Editrice, Novi
Ligure, 2012
Essere e tempo, collocare la
Lingua nell’esistenza dell’individuo. Questa credo sia l’idea e il progetto che
viene ad autenticarsi sulla pagina di questo volumetto preziosissimo. Un discorso tale da essere una deriva dalla
realtà: un porsi altrove.
Ma anche l’Essere ha una sua storia, qui. Sceglie sì il progetto
dell’oggettività dello sguardo e della narrazione in maniera, dunque, non
neutrale, non metafisica, non ontologica e assolutamente non filosofica.
Il progetto della scrittura in Elio Grasso, è, per mia concezione,
inautenticamente un’appartenenza a un’epoca. Ora, mi spiego, è la verità –
esistenziale, certo – descrittiva e obiettiva del proprio fantasma che del
resto è una apparizione del proprio progetto: esso rimane implicito e non si
dubita che sia come un appello alla libertà dalla consapevolissima propria
storicità.
Noi siamo nella Storia e siamo la Storia, siamo una discorsività dotata
di una direzione e di una vissuta continuità. Così in tutta la sezione “la
realtà cresce”. Ma proprio la sistematicità di questa crescita diventa come
indominabile, l’immenso coagulo dei concetti: oblio dell’Essere a favore del
prevalere della Visione:
La totalità degli oggetti nominati, poi, come “calze” e “coltelli”,
detengono, nella sezione che da il titolo alla raccolta, una impossibilità alla
vanificazione dell’atto carnale “futuro sapendo il misfatto carnale” stesso.
Per la nostra epoca moderna è, come dire, una impresa rigorosamente
sperimentale, organizzata e suddivisa in
domini, ben cinque!, che vanno dal sangue alla realtà, passando dalla donna e
finendo alla poesia che al giorno si ostina. Queste le cinque fasi primarie e
le scadenze del prezioso volumetto: la Storia, dunque è la storia del suo
accadere, qui. Non vedo altra spiegazione, per ora. Collocarsi nella Storia
scegliendo le proprie nominazioni, una vera e propria reinterpretazione della
provenienza che ci costituisce.
Videogaymes
Omosessualità nei videogiochi
tra rappresentazione e simulazione
(1975–2009)
di Luca De Santis
prefazione di Matteo
Bittanti,
Unicopli 2012
De Santis ha fondato la prima comunità italiana di
videogiocatori lgbt Geekqueer.com.
Kratos è il
mio uomo segreto. Già da qualche anno, un impenitente cattivo e maledetto: è il
protagonista di God of War… e via, e via, basta l’ho scritto e non potevo tenerlo solo
per me.
Videogaymes è il primo saggio che si
propone di fare non solo un censimento dei personaggi lgbt, ma di aprire un dibattito vero e proprio sull’evoluzione di
determinate figure e ruoli esaminando le rappresentazioni della cultura omosessuale,
bisessuale e transessuale nei videogames.
Un’evoluzione che trova spiegazione anche
nelle dinamiche stesse del gioco tra picchiaduro, avventure e sparatutto, invitando il lettore a guardare il divertimento
elettronico, senza pregiudizi e ipocrisie.
È come se lo schermo del computer rappresentasse uno
specchio riflettente e deformante della società contemporanea, il gioco di
ruolo si trasforma nel gioco dei ruoli e delle identità sessuali.
Un’impersonificazione quasi
totale e al giocatore deve essere data la libertà di rappresentarsi. E anche
quando la linea “romantica” sembra marginale rispetto agli sviluppi della
trama, questa ha un impatto assai più grande nella capacità del giocatore di
sentire quel personaggio come suo.
La presenza o assenza di elementi queer nei videogiochi pare abbia seguito, e talvolta
anticipato, profonde trasformazioni sociali a partire dal videogame a
sfondo erotico super razzista Mad Party Fucker (1985), il cui
fine era “scopare con più donne possibili senza farsi sodomizzare dai froci e
contrarre l’AIDS“, trattando così il tema dell’omosessualità,
riciclando stereotipi ben consolidati nell’immaginario degli Anni ’80: cioè che
il frocio fosse l’untore.
Giochi recenti o best seller (The Sims, Fallout, Mass
Effect o Elder Scroll) permettono di costruire un
protagonista dichiaratamente omosessuale e di intrattenere relazioni con
personaggi dello stesso sesso.
Nei videogiochi il pregiudizio sociale nei
confronti degli omosessuali emerge, soprattutto tra gli Anni ’80 e ’90, ma solo
alla fine degli Anni ’90 i videogame arrivano ad anticipare la realtà e a
permettere i matrimoni omosessuali prima ancora che questi siano legali in
molti paesi, come nel caso di The Sims 3.
Insomma, gente, mai dare per scontato che
l’eterosessualità sia la normalità nei videogame. Vestiti o fattezze che
richiamano la cultura omosessuale non vengono colti soltanto perché manca
l’abitudine a leggere questo tipo di messaggio ma la sensazione che un gay le
possa percepire è chiarissima.
Quindi buona lettura, gente, buon lettura, e
cercatevi anche voi il vostro uomo.
AIDS
lo scandalo del vaccino
italiano
di Vittorio Agnoletto
con Carlo Gnetti
Feltrinelli 2012
Da
qualunque punto di vista la si guardi, l’intera questione mi sembra banale dal
momento che non credevo allora, come non credo ora, che esista un grammo di
logica (né di dati) che indichi nella Tat un possibile efficace vaccino. Robert Gallo (dalla Prefazione)
La cosiddetta “scoperta” italiana del
secolo: il vaccino contro l’Aids.
Il 24 ottobre 1998 i
principali quotidiani italiani riprendono con enfasi l’annuncio fatto il giorno
prima dalla ricercatrice dell’Istituto superiore di sanità Barbara Ensoli
durante il Simposio internazionale su AIDS e cancro.
Da allora decine di
milioni di euro sono stati stanziati dallo Stato italiano per sostenere il
progetto di un vaccino contro l’Aids – basato sulle proprietà della proteina
Tat – illudendo milioni di persone che la cosiddetta “peste di fine millennio”
stesse per essere definitivamente sconfitta.
Dopo quindici anni
nessun vaccino italiano contro l’AIDS è apparso all’orizzonte, mentre la
sperimentazione prosegue anche in Sudafrica, nonostante le numerose critiche
provenienti dal mondo scientifico internazionale.
Da questa rigorosa inchiesta
condotta tra medici, scienziati e politici emerge una realtà segnata da paure,
interessi economici, protezioni politiche, intrecci familiari e affari
internazionali.
Quattordici anni e molti altri annunci dopo, esce un libro, “AIDS – Lo
scandalo del vaccino italiano” (Feltrinelli) che getta pesanti ombre sulla
fondatezza scientifica dei risultati ottenuti dalla Ensoli e lamenta uno
sconsiderato esborso
di denaro pubblico per sostenerne la ricerca. L’ha
scritto Vittorio Agnoletto, medico,
fondatore e a lungo presidente della Lila (Lega italiana per la lotta contro
l’AIDS) con la collaborazione del giornalista Carlo Gnetti.
Che non si tratti di una disputa fra scienziati in punta di fioretto lo si
capisce fin dalla prefazione.
E comunque, fin dal 2000 si va precisando che i vaccini Tat (quello
italiano non è il solo, ce n’è un altro, americano) non sono veri vaccini. Lo
afferma, per esempio, Ferdinando
Aiuti, maestro della Ensoli e, all’epoca, uno dei massimi esperti in
materia: “Sia il vaccino della Ensoli, sia quello di Letvin non danno una
protezione per la malattia ma potranno essere utili per i sieropositivi”.
Seguono lettere di protesta all’Iss e al ministro della Salute (all’epoca
Francesco Storace), repliche, controrepliche e una denuncia della Ensoli contro
Aiuti, che si risolve molti anni più tardi a favore di Aiuti.
Obiezioni sul modo in cui sono state condotte le sperimentazioni anche dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa)
che riscontra “sette deviazioni critiche e tre deviazioni maggiori” nel
percorso di sperimentazione.
La sperimentazione, comunque, va avanti, anche se al rallentatore: è solo
nel luglio 2008 che l’Iss, annuncia l’avvio della seconda fase del “programma
di sperimentazione del vaccino basato sulla proteina Tat” ma dalla lettura dei documenti ufficiali, però, emerge
un diverso obiettivo della ricerca: non più un vaccino che immunizzi dal virus
ma un vaccino terapeutico, destinato a potenziare le difese delle persone
sieropositive contro le infezioni già contratte.
“Tutto ciò” scrive Agnoletto “autorizza a pensare che il vaccino Tat
preventivo inizialmente sperimentato sia fallito, e questo confermerebbe quanto
aveva già sostenuto Robert Gallo”.
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